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Vademecum Desaleo                                         950° anniversario Battaglia di Civitate



                 ebbe Ascoli con Matera; Canne col suo territorio fu concessa a Rodolfo; Civitate a
                 Gualtiero, figlio di Amico. È probabile infine che le città di Troia, Bovino e Lucera,
                 le quali non risultano menzionate nei patti di spartizione, dovevano essere

                 ancora sotto dominio bizantino o sostanzialmente autonome. Secondo il

                 Gay  tuttavia  i  Normanni,  malgrado  le  loro  aggressive  intenzioni,  non
                 pretendevano affatto di  togliere  la Puglia  all'Impero  d'Oriente;  se  fosse

                 stato loro riconosciuto il possesso delle terre occupate, essi non avrebbero

                 esitato a riconoscersi vassalli di Bisanzio.

                     Ad ogni modo, negli anni seguenti il 1043, i Normanni continuarono a
                 procedere nelle loro conquiste fin dove le loro forze lo permettevano. Nel

                 1046,  morto  Guglielmo  Braccio  di  Ferro,  divenne  conte  Dragone,  che

                 associò  Ascoli  e  Venosa  e  s'impadronì  di  Bovino.  Sembra  tuttavia  che  in
                 questa fase l'espansione normanna si diresse soprattutto verso il sud della

                 Puglia.

                     I  successi  riportati  dai  Normanni  nel  Mezzogiorno  avevano  intanto
                 incoraggiato  l'arrivo  di  altri  loro  compatrioti.  Tra  di  essi  spiccavano

                 Riccardo, figlio di Asclettino, e Roberto il Guiscardo, quest'ultimo figlio di

                 secondo letto di Tancredi d'Altavilla.

                     Con il peggiorare della situazione, molte città furono indotte ad aprire
                 le porte ai Normanni. Continuava invece a resistere Troia, nel tentativo di

                 conservare le sue autonomie cittadine sotto l'alta protezione di Bisanzio. I

                 Normanni però, padroni ormai di tutta la Capitanata, strinsero Troia in una
                 morsa  sempre  più stretta.  Per  non  logorarsi  con  l'impegno  di  un  lungo

                 assedio, essi misero in atto una fastidiosa guerriglia, che tendeva a logorare

                 ed a spezzare lo spirito di coesione degli abitanti di Troia: «Armi e armati
                 tenevano in continuo allarme le campagne circostanti, rendendo difficile il

                 lavoro, rovinando i raccolti, razziando gli animali, disturbando i traffici. Né

                 era una lotta cui si potesse far fronte con una sortita, una battaglia, un
                 assalto, perché non si aveva avanti un esercito, ma drappelli di predoni che

                 comparivano e scomparivano disseminando il terrore e il disordine.  Una

                 specie  di  assedio  non  dichiarato,  non  permanente,  ma  nella  sua
                 discontinuità opprimente ed insidioso».'

                     In breve, per spezzare lo spirito di resistenza degli abitanti di Troia, si


                                                                                                  Pag. 22 a 36
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