Page 41 - Puteche e Put'cher Libro
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Putech & Put’chér DESALEO
LE OSTERIE - I CANT’NER
Le cantine erano in realtà delle osterie e si differenziava dalle trattorie e
ristoranti perché mentre nelle trattorie o ristoranti si va per mangiare e
bere, l’osteria – alias la cantina – si andava per bere e, eventualmente,
mangiare qualcosa. Questi locali erano locali frequentati esclusivamente
da uomini che dopo essere rientrati dal lavoro e consumato il pasto frugale
preparato per la sera, si vestivano ed uscivano per andare a fare due passi
in piazza e poi andare con gli amici a bere un bicchiere di vino presso la
cantina. Le Cantine avevano l’obbligo di esporre fuori dalla porta una
bandierina triangolare di colore rosso e dovevano sempre tenere accesa,
durante tutto l’orario di apertura, una lampadina che doveva illuminare lo
spazio antistante (da antiche memorie ottocentesche). L’oste provvedeva
alla vendita di un “quartino “o di una unità di misura superiore di vino, di
una o più bottiglie di gassose, (anch’esse prodotte in San Paolo di Civitate
nell’apposito laboratorio), oppure di una o più birre, il tutto accompagnato
da fave e ceci abbrustoliti. Gli avventori passavano il tempo, bevendo e
giocando a carte, a morra o alla passatella. C’era anche chi si dilettava,
con canti popolari accompagnati dalla fisarmonica o dal mandolino.
Il posto si rendeva adatto per parlare di lavoro e di donne, insomma un
ritrovo per il sesso forte. Poi, chi ubriaco e chi no, faceva rientro a casa.
Nelle cantine molte volte si somministravano anche dei pasti elaborati dalla
cucina, che molte volte si trovava nell’abitazione del proprietario, pasti
molto frugali che venivano serviti a quei pochi ospiti che ne facevano
richiesta e qualche volta anche d’asporto.
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