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I MASTR                                                                                                                          DESALEO



               IL VENDITORE DI ACQUA  e le FONTANE -    ACQUARUL


               In una città priva d’acqua, e quasi fino agli inizi degli anni

               ’40, vi erano alcuni addetti al rifornimento idrico cittadino con


               regolare  licenza  rilasciata  dal  Comune:  essi  svolgevano  la

               pubblica  funzione  di  venditore  d’acqua.  E’  un  mestiere

               antichissimo, basta pensare alla famosissima canzone “Fenèsta vascia” del

               1600:  “vorria  arreventare  nu  picciuotto  co  la  lancella  a  ghi  vennenno

               acqua”.


               L’ultimo acquarùle, DI CARLO Antonio, girava con un carretto più lungo

               del normale trainato da un cavallo, con una enorme botte (600 litri) dalla

               quale si riempivano i barili (varil, piccole botti da 15 e 25 litri). Ogni Varil,

               all’epoca sua costava 10 lire. Questi acquarul, possedevano pozzi e cisterne

               dai quali prelevavano l’acqua che poi vendevano alla popolazione.

               Alcune case avevano ‘u puzzàcchije  personale, rifornito di acqua piovana

               che arrivava dal tetto attraverso un pluviale o alimentato da acqua sorgiva,


               ma l’acqua, spesso, era inquinata e infettata.

               Spesso fra gli acquaioli si ingaggiavano corse pazze per arrivare prima al

               pozzo e fare rifornimento, l’acqua serviva anche per i muratori. Questa

               attività si è esaurita intorno alla metà degli anni ’50, ma a San Paolo di

               Civitate è ancora rimasto in voga il detto: “Addummànne a l’acquarùle


               si l’àcque è frèsc’ke!!”

               Unico punto di prelievo dell’acqua pubblica era il pozzo di Sant’Antonio

               dove durante il giorno si creava una fila lunghissima e sulla sua sommità

               si possono ancora notare i segni scavati nella pietra dal passaggio delle

               corde  che  tiravano  l’acqua  con  il  secchio  (U  tragn).  Questo  dava  la

               possibilità di attingere acqua alle persone che non potevano permettersi di

               pagare l’acquarul.






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