Page 31 - Puteche e Put'cher Libro
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Putech & Put’chér                                                                                                                     DESALEO


                  Un  po’  più  sopra  scendeva,  con  tutta  la  sua  non  curanza,  la  carta

               acchiappamosche che dal suo rotolino color canarino, in bella mostra

               dando  il  meglio  di  se  stessa  tanto  che  era  piena  di  mosche  rimaste

               appiccicate.



                  La frase più comune era: “SEGNA CHE DOPO

               PASSO”  oppure  si  mandavano  i  bambini  che

               pronunciavano  la  fatidica  frase:  “poi  passa

               mamma”,  e  il  commerciante  annotava  sul  suo


               quaderno (con la copertina nera) l’importo dovutogli.

               Come abbiamo detto prima, questa era una prassi consolidata in tutti i

               negozi  di  San  Paolo  di  Civitate.  Dietro  il  bancone  c’era  un  armadio

               particolare  “U STIP” adatto per il negozio composto da tanti scomparti

               (posizionati  in  alto)  dove  erano  sistemate  barattoli  e  bottiglie  ed  altri

               alimenti  preconfezionati  mentre  più  giù  c’erano  tanti  cassetti  dove

               all’interno  di  ognuno  c’era  un  tipo  di  formato  pasta  corta  (anch’essa


               venduta sfusa), mentre gli spaghetti, i ziti e zitoni, anche loro venduti sfusi,

               avevano  una  lunghezza  di  circa  50  cm  mentre  gli  spaghetti  erano,

               anch’essi, lunghi ma piegati alla metà.

               La  vendita  della  salsa  era  minima  poiché  c’era  l’usanza  di  produrla

               autonomamente nel mese di agosto, così come il concentrato che veniva


                                              lasciato seccare al sole nelle strade su apposite

                                              tavole  di  legno,  mentre  per  i  pomodori  si

                                              spaccavano, e si depositavano sulle terrazze per

                                              farli asciugare al sole.


                  Come  per  i  macellai,  (che  avevano  le  carni  esposte  fuori  dai  propri


               locali),  anche  gli  alimentaristi  avevano  esposto  fuori  dal  locale,  una

               bacinella in ferro smaltato, fermata su un apposito supporto eposta ad una




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