Page 20 - Puteche e Put'cher Libro
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Putech & Put’chér DESALEO
MERCERIE
Prima dell’introduzione dell’obbligo scolastico, moltissimi ragazzi e
ragazze in un’età scolara, nella nostra comunità, si accingevano ad
imparare un mestiere, così come aveva fatto il padre o la madre prima di
. Mentre per i
lui o di lei e i nonni prima ancora, la così detta Arte cieca
maschi l’apprendimento dei mestieri aveva un ampio ventaglio di scelta,
per le femmine, invece, la scelta era molto limitata “o sartine o
ricamatrici”, perciò, di conseguenza erano costrette ad andare: dalle
suore, che insegnavano l’arte del cucito e del ricamo oppure andavano ad
imparare dalle “Maestre” che erano sarte o ricamatrici più anziane e più
esperte che insegnavano l’arte di cucire e/o del ricamare nelle proprie
abitazioni (argomento trattato nel Vademecum de “ I MASTR”).
Questa proliferazione di mestieri di sarte e/o ricamatrici, davano la
possibilità di confezionare abiti su misura e di conseguenza nacquero
negozi di merceria e di tessuti da soddisfare il paese.
In questi negozi, oltre alla vendita, si potevano consultare alcune riviste
di moda e soprattutto si scambiavano idee e consigli.
Attualmente ne sono rimaste pochissime di queste attività, negozi ormai
rari in cui è possibile comprare spago, bottoni, gomitoli, aghi, spilli:
insomma quello che serve a cucire, imbastire, rattoppare e confezionare
abiti .
Esercizi commerciali che però scontano un cambiamento radicale
avvenuto negli usi e costumi degli italiani. Se prima infatti per le donne
era abitudine lavorare a maglia, cucire e ricamare, adesso questa
occupazione è rimasta patrimonio di poche appassionate. E poi oggi non
si aggiusta nulla: se si buca un calzino risulta più facile ricomprarlo che
rammendarlo lasciando così ampio spazio agli esercizi commerciali dei
cinesi che di fatto hanno soppiantato le mercerie.
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