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I MASTR DESALEO
MARMISTA - LAVORAZIONE DEL MARMO
Carrara è sinonimo di marmo, soprattutto statuario. La “coltivazione” delle
cave, cioè il loro sfruttamento, ha caratterizzato la storia di questa città
trasformandola nel punto nodale dell’esperienza artistica (e commerciale)
almeno dal Rinascimento ai giorni nostri. Ma fino a tutto il Medioevo fu
Roma a tenere, in un certo senso, il “primato del marmo”, non per la
presenza di cave ma per il fatto che, per secoli, la capitale dell’Impero
aveva assorbito, e trasformato, notevolissime quantità di pietre e marmi.
L’impero romano: una cava a cielo aperto – L’uso del marmo, e della
pietra in genere, nel mondo romano aveva una particolare importanza
perché legato alla costruzione di innumerevoli edifici, sia pubblici (terme,
fori, teatri, anfiteatri), sia privati (ville fuori città), i quali assimilavano
enormi quantità di materiale litico. Nell’Impero romano le cave di pietra
erano presenti un po’ ovunque, la maggior parte delle quali erano
significative solo localmente, ma ve ne erano di quelle importanti e molto
redditizie che fornivano materiale al commercio in tutto il territorio. La
pietra veniva trasportata via mare o lungo i fiumi perché le navi
costituivano la forma di spostamento più conveniente per un materiale così
pesante. Il carico consisteva in blocchi non ancora sbozzati oppure in pietra
semilavorata, come colonne o sarcofagi sommariamente abbozzati e
destinati a essere rifiniti sul luogo di lavorazione.
Il marmo nel Meridione – Nell’Italia settentrionale la maggior parte
della cave era situata vicino a quelle città che avrebbero avuto un parte
decisiva nello sviluppo dell’architettura del Rinascimento. E, anche in quella
parte d’Italia dove il Rinascimento arrivò di riflesso, lo sfruttamento di
alcune cave di marmo o di granito ha avuto un suo peso e una sua
caratterizzazione (non solo economica) in ambito locale e non solo. Mi
riferisco alle cave di pietra di Poggio Imperiale e di Apricena che (rinomate
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