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               Comune – Impiegati - Associazioni                                                                                                     ESALEO


               A poco a poco la dialettica delle forze in gioco per la conquista del potere si allargò

               sino a comprendere strati sempre più larghi di cittadini. Sorsero così due partiti in

               lotta fra loro, ghibellini e guelfi, senza alcuna connotazione permanente a indicare i

               fautori dell’imperatore o del papa, ma valida comunque a distinguere gruppi politici,

               e poi interi  comuni, in lotta  tra loro. Questi  contrasti determinarono  la  fine del

               comune  consolare, con la  nomina di  un  podestà (comune  podestarile), il quale

               impose disciplina ai moti allora in atto, definì gli statuti, ossia le norme che

               regolavano la vita del comune, e diresse politicamente la città: i comuni dovettero

               infatti risolvere anche problemi di espansione territoriale in obbedienza a motivi

               strategici ed economici. Conseguenza di ciò fu il fenomeno delle infinite piccole

               guerre e spedizioni militari, che chiamarono i cittadini a partecipare alla vita politica.

               Essi vi entrarono ordinati in associazioni di lavoratori (arti), mutando la struttura del

               comune podestarile (commune maius) e provocandone lo scontro con il commune

               minus, o commune populi, che nominò come suo capo un capitano del popolo. Le

               continue lotte fra popolani e magnati (che dominavano il commune maius) da una

               parte, e popolo grasso e popolo minuto (organizzato nelle arti minori ancora escluse

               dal governo cittadino) dall’altra, consumarono le energie cittadine e diffusero una

               forte esigenza di pace. All’interno del comune pertanto, la lotta per la conquista del

               potere si frantumò favorendo  l’instaurazione della signoria e il  suo progressivo

               affermarsi, a scapito delle libertà comunali, nella vita politica cittadina.

               Verso l’11°-12° sec., soprattutto nell’Italia settentrionale e centrale, lo stesso spirito

               associativo che aveva spinto all’unione i cittadini, operò anche nei piccoli centri

               delle campagne, dove contribuì a formare i comuni  rurali, con scarsissima

               differenziazione di classi sociali. Infatti i comuni rurali consistevano di lavoratori

               della terra, piccoli proprietari e coloni, che avevano un comune fine di autonomia,

               consistente principalmente nella libera elezione del capo o in provvedimenti locali

               di polizia e di vita religiosa ed economica.

               Tornando al nostro Comune, e tralasciando la storia delle sue origini, ampiamente

               descritta da illustri scrittori quali Franco Grassi e in ultimo (in ordine di tempo) il

               nostro storico Delle Vergini Prof.Matteo, di cui ne parla ampiamente nel suo libro

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