“SAN PAOLO di CIVITATE ….E NON SOLO” di Nicola Presutto

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CAP. I

DAI PRIMI ABITATORI DELLA PUGLIA ALL’INSEDIAMENTO DI TIATI

I primi uomini che si stanziarono in Puglia, terra assetata d’acqua, furono gli Ausoni che provenivano dal Lazio Meridionale.

Erano per la maggior parte pastori ed agricoltori e poi divennero buoni allevatori di bestiame.

immagine1In epoche successive, si aggiunsero gli Apuli o Japigi che imposero il nome alla regione e in seguito i Dauni, che abitarono le terre della Puglia settentrionale e il Gargano che chiamarono Daunia, corrispondente all’attuale provincia di Foggia.

Frammenti di ceramica trovati nella nostra zona e specialmente lungo il Fortore e dalla Marana di Difensola ai Piani di Lauria, testimoniano la cultura e l’arte Iapigia e Dauna.

Dall’IX all’VIII secolo a.C. tra il fiume Frento e le colline liburnee sorsero agglomerati urbani sparsi, così da formare dei villaggi separati fra loro e abitati da tribù che avevano usi, costumi e linguaggio simile a quelli delle tribù Teatine di origine osca.

Come si può notare da una fotografia aerea gli insediamenti erano sedici e l’area occupata era enorme e si racchiudeva fra i Piani di Lauria, Coppa Mengoni e Pezze della Chiesa, e, la zona maggiormente abitata, era quella tra la Chiesa di Civitate e il Torrione e l’area tra il Tratturo e la Marana di Difensola .

In questo grande spazio dovevano esistere anche edifici di culto di cui tre lungo la via del tratturo ed uno tra esso e le Pezze della Chiesa.

Dalla fotografia aerea si notano parecchie strade antiche una delle quali appunto è il Tratturo.

In epoche successive, i vari insediamenti si unirono fra loro dando origine ad una città il cui nome, desunto da monete ritrovate in scavi ed arature profonde, doveva essere Tiati.

Questa città produceva ceramica geometrica ed una fabbrica di tale materiale è venuta fuori nella Marana di Difensola dove acqua e creta erano e sono abbondanti.

Le abitazioni di Tiati dovevano essere costruite a pianta rettangolare, circolare o pentagonale con un palo centrale ed altri che reggevano il tetto e le pareti fatti di canne con argilla pressata.

Già nel VI secolo erano costruite di solide strutture lignee capaci di sostenere un tetto formato da tegole e antefisse in terracotta.

Le donne indossavano vesti con collare, due fibule lunghe con bottone finale ed arco a sanguisuga con pendagli a bottoni ed uno circolare più ampio che terminava tra gli avambracci posizionati sul petto e ricoperti di guanti.

L’armatura maschile arcaica era il cardiophylax consistente in un pettorale rettangolare con la spada inguainata in un fodero a punta quadrangolare con scudo circolare decorato.

Durante il IV secolo l’abbigliamento femminile ricorda quello indossato dalle signore della Magna Grecia, in più esse usavano reticelle per coprire la testa lasciando libero lo chignon e un diadema a raggi.

Nel III secolo Tiati doveva avere una sua autonomia amministrativa e godere di relativa floridezza se emetteva monete in proprio sia d’ argento che di rame.

A seguito delle guerre sannitiche, ci fu una discreta penetrazione di Sanniti nel territorio di Tiati che si alleò con questi contro Roma .

 

La sconfitta subita dai Sanniti, costrinse Tiati ad allearsi con Roma e, poiché fra i suoi abitanti vi erano molti che erano contrari ai vincitori, questi la diedero in fitto alla fazione filoromana, ristrutturando il territorio e cancellando gli insediamenti sparsi, accorpandoli in una zona più piccola, fra Coppa Mengoni e Pezze della Chiesa.

immagine2Piano piano il linguaggio osco, usato a Tiati, subì delle trasformazioni finché il latino di Roma divenne lingua parlata a tutti gli effetti.

La sconfitta di Tiati, dei Sanniti e di tutte le popolazioni italiche e i contrasti continui che avvenivano tra Roma e queste popolazioni furono appianate con la concessione ad essi della cittadinanza romana e la fondazione dei Municipi.

Tutta la zona di Tiati fu incorporata nel Municipio di Teanum Apulum, centro urbanizzato, sede di magistrati, dotato d’autonomia amministrativa e inserito nella Tribù Cornelia.

Il municipio fu circondato da mura urbane, abbastanza robuste e dotate di parecchie porte; finiva così Tiati e nasceva Teanum Apulum.

CAP. II

TEANUM APULUM

Come abbiamo visto nel capitolo precedente, Tiati fu incorporato nel Municipium di Teanum Apulum e la città fu circondata da robuste mura.

Essa si estendeva, secondo l’ispettore Russi, su un’area di circa 100 ettari, enorme per quei tempi e ubicata sulla riva destra del Frento o Frentum.

Batteva ancora le monete appartenute a Tiati ma il conio era certamente campano.

Quasi tutte le monete portano la scritta TIATI, alcune troncate solo con la scritta TIA oppure ITAIT; il più usato di tutti era l’obolo con la scritta in lingua osca.

Le monete di Teano erano coniate in argento e in rame, le prime rappresentavano una testa di donna e nel verso un cavaliere e la scritta TIATI o TIA, oppure Minerva con l’elmo e nel verso Ercole che soffocava il leone e la scritta TIA e TIA TI.

Le monete in rame avevano nel davanti la testa di una donna e nel dietro una civetta con la scritta TI AT.

Ci sono molte altre che raffiguravano Minerva, Giove, Nettuno e sul retro la giovenca, l’aquila, la testa di un cavallo e la civetta con le scritte TIATI o ITAIT.

immagine3Le monete in argento in uso a Teanum Apulum

 

 

 

immagine4Le monete in rame in uso a Teanum Apulum

 

Alcune figurazioni delle monete sono presenti nello stemma di San Paolo, quali la civetta e il bue, che vogliono essere il legame storico tra Tiati, Teanum Apulum, Civitate e S.Paolo.

Strabone nella sua “Geografia” afferma che la città era così chiamata per differenziarla da un’altra Teanum che era la patria dei Saducini in Campania.

Della sua romanità ci parlano alcuni storici fra cui Tito Livio nei suoi “ Annales ab Urbe condita” libro IX Cap. XII: “I teanensi di Puglia, stanchi per l’assedio del console L. Plauzio si diedero alla resa.

Andate male le cose ai Teatini e agli Apuli, si recarono dai nuovi consoli C. Giunio Bubuleo e Q. Emilio Barbula a chiedere alleanza, garantendosi autori di pace con il popolo Romano per tutta l’Apulia.

Promettendo ciò ottennero solo un’alleanza in forma di sottomissione al popolo romano”.

Anche M. Tullio Cicerone, nell’orazione in difesa di Aulo Cluenzio del 56 a.C.cap. IX par.27 cita Teanum Apulum:

Oppianico era di singolare audacia criminale, infatti avendo avuto da Novia un figlio ancora piccolo, ebbe un altro da Papia che veniva educato dalla madre a Teano Apulo che dista da Larino 18mila passi(18 miglia).

Subito, senza causa alcuna fa ritornare il ragazzo da Teano (cosa) che non faceva prima se non durante i giochi pubblici e nei giorni di festa.”

La città aveva parecchi precettori e uno di questi, se non il migliore, si chiamava Papium, uomo coltissimo e ottimo maestro, alcuni commentatori, forse, hanno potuto confondere Papia, madre del ragazzo, con il precettore Papium.

Plinio nella sua “Historia Naturalis” nel libro III menziona Teanum Apulum e paesi, laghi e fiumi a esso vicini: “Il promontorio del Gargano è distante 234 mila passi(234 miglia) da quello Salentino o Japigio.

Nell’ambito del Gargano vi è il porto di Rodi (Portus Garnae), Lesina(Lacus Pantanus), Teano Appulo (Teanum Apulum ) situato sulla riva del fiume Fortore (ad ripam Frentonis amnis in Apulia) fiume che ha un porto ( flumen portuosum ), Larino (Larinatum Cliternia), e il fiume Biferno (Tifernus Amnis).”

Lateralmente alla città correva l’importante strada consolare Tiburtina Frentana Valeria fatta costruire dal console Valerio che, partendo da Tivoli, giungeva a Pescara, Lanciano, Teano da dove deviava per Lucera per fermarsi a Siponto.

La città divenne sempre più ricca e importante e piena di case signorili abitate da gente che comandava.

Dagli scavi effettuati, dalle indagini topografiche e da reperti rinvenuti nell’area urbana della città, gli edifici dovevano essere decorati con intonaco e affreschi.

I pavimenti in terracotta avevano forme diverse e parecchie erano anche di marmo.

Al di fuori dell’area urbana esistevano alcune necropoli in quanto la legge romana non ammetteva che i morti venissero sepolti dentro le mura .

Lungo una direttrice viaria esisteva un mausoleo, certamente una tomba di un uomo ricco, che doveva essere ricoperto da lastre di pietra che col tempo sono state asportate, ora resta solo un nucleo grezzo che comunemente viene chiamato Torrione

 

immagine5La Daunia al tempo di Teanum Apulum

Steli funerarie diverse sono state trovate nel terreno fra Coppa Mengoni e Piani di Lauria, e dovevano appartenere a tombe legate al nucleo familiare e accessibili solo ad esso ed avevano una superficie di circa 12 mq.

Durante gli scavi effettuati per la costruzione della strada S. Paolo- Ripalta è stata trovata una tomba, detta degli ori, a pianta rettangolare e a camera ipogeica, in cui erano sepolte tre persone in posizione supina con un corredo funerario molto ricco formato da due corone d’oro, un anello in oro su cui è incastonato una pasta vitrea e un balsamario in argento e oro e due anfore; il tutto attualmente è conservato presso il Museo Nazionale di Taranto.

Gli oggetti d’ uso comune che servivano nelle case erano di ceramica italica sigillata e quelli necessari alla mensa consistevano in brocche di ceramica dipinte in rosso e coppe di vetro costruite nelle officine dell’Italia settentrionale dove venivano pure realizzate le lucerne per illuminazione da parte del vasaio Fortis.

Dal punto di vista amministrativo la città di Teano Appulo era retta da un collegio di quattro persone, i quattuorviri, distinti in due coppie: i quattuorviri iure dicundo che si occupavano delle funzioni più importanti della città, mentre due magistrati provvedevano alla viabilità, alla nettezza urbana, all’ordine pubblico e al mercato.

Da una scritta rinvenuta su pezzi di pietra si sa che a Teano un magistrato si chiamava Cn. Raedivius, un altro era Creperius Pacatianus che fu quattuorviro, un edile si chiamava P.Tarsaeus; un’altra iscrizione ricorda un sacerdote (flamen) che faceva parte del collegio degli Augustali.

Un cittadino che a Roma sosteneva gli interessi di Teano si chiamava M. Numidius.

Dignus patronus era Flavius Uranius che fu il primo governatore della nuova provincia del Samnium alla quale fu aggregato Teano.

Le vicissitudini di Roma dopo Augusto ridussero alquanto il fulgore di Teanum Apulum e la città verso il 100 d.C. s’ impoverì e si spopolò trovandosi in condizioni di non poter pagare i tributi a Roma.

L’Imperatore Traiano, pertanto, inviò sul luogo alcuni sorveglianti delle pubbliche finanze che notarono lo stato pietoso in cui era ridotta la città e di ritorno a Roma riferirono all’Imperatore.

Considerata la sua posizione strategicamente importante, l’Imperatore la fece ricostruire, incrementandone scambi e commerci e ingrandendone il porto fluviale dal quale le sue merci potevano raggiungere i vari paesi dell’Adriatico.

I cittadini per ringraziarlo di tutto quello che aveva fatto per la loro città, la chiamarono Civitas Traiana.

Essa ritornò di nuovo forte e importante, piena di monumenti e ville e aveva, attraverso il nuovo e più importante porto e anche per la strada che la costeggiava, numerosi scambi di merci con altre città.

Alla morte dell’Imperatore l’aggiuntivo Traiana cadde ed essa si chiamò Civitas e molto tempo dopo Civitate.

La città seguì le sorti di Roma fino alla caduta dell’impero romano d’occidente, quando venne sottomessa alla dominazione bizantina.

Nel 943 d.C. i Longobardi, invadendo molte terre dell’Italia meridionale, saccheggiarono parecchie città fra cui anche la Civitas

A seguito di ciò i Bizantini, tramite il legato dell’imperatore d’oriente nella Daunia, il Catapano Basilio Bojoannes, nel 1018 fecero una linea di difesa costruendo nel nord pugliese le città fortificate di Troia, Fiorentino, Dragonara e Civitate .

Quest’ ultima fu edificata sull’altura del Canneto, occupando un’area molto più piccola della vecchia Teanum .

Finiva Teano e nasceva Civitate, ma è necessario spendere ancora alcune righe per mettere in risalto che la storia di Roma è passata anche per Teano.

Nel pieno della seconda guerra punica, i romani subirono ben cinque sconfitte in altrettante battaglie; la prima fu quella sul fiume Ticino, la seconda sulla Trebbia, la terza presso il lago Trasimeno, dove Annibale divenne orbo di un occhio, nella quarta lo scontro si ebbe tra i Cartaginesi e il console Servilio e la quinta si svolse a Canne nella Puglia dove entrambi gli eserciti si distinsero per valore.

In tutte queste battaglie Roma perse diecine di migliaia d’uomini e la sua fortuna fu quella che il generale cartaginese non marciò sulla città ma si fermò a Capua dove stette per parecchio tempo(i famosi ozi di Capua).

I romani, allarmati da tante disgrazie e timorosi di essere definitivamente sconfitti dai Cartaginesi, prepararono due eserciti comandati dai consoli L. Salinatore e C. Nerone.

Secondo lo storico Ettore Pais, se l’esercito di Annibale fosse riuscito a congiungersi con quello del fratello Asdrubale che veniva dal nord, certamente Roma avrebbe cessato di essere la capitale di un vasto Stato riunito a seguito di molte guerre.

Il piano congegnato dai Romani fu veramente arduo: riuscire a bloccare Asdrubale che veniva giù con rinforzi e vettovagliamenti e non costringere Annibale ad altre battaglie.

Esso riuscì, grazie ad un’ ardita marcia di sei giorni, iniziata dal console romano Claudio Nerone, dalla città di Teanum Apulum per giungere dopo 288 miglia fino alle porte di Senigallia, dove era accampato l’esercito di Asdrubale.

Tito Livio nel 27° libro della sua storia “Ab Urbe condita” descrive il fatto, affermando che il console Claudio Nerone chiese ai suoi 6000 fanti e ai 1000 cavalieri di effettuare queste marce forzate in pochi giorni, perché temeva che Annibale, accortosi delle sue intenzioni, potesse raggiungerlo ed ingaggiare con lui una battaglia non voluta.

Considerando che il percorso giornaliero di una marcia che facevano i soldati romani era di 40-45 miglia, si può argomentare che i due eserciti s’ incontrarono sul fiume Metauro nelle Marche.

Nella battaglia che ne seguì il fiume si tinse di rosso per il sangue di 60000 cartaginesi e da quello d’ Asdrubale, la cui testa, in un secondo momento, venne lanciata nel campo di Annibale.

Così Roma aveva riscattata la sconfitta di Canne e la sua vittoria era passata per Teano.

Per onorare degnamente questo episodio, il 13 di giugno del 1957, l’Amministrazione comunale di San Paolo di Civitate, presieduta dal Sindaco Gennaro Pilolli, l’Ente Provinciale per il turismo di Foggia e il generale di Squadra aerea Domenico Ludovico, cittadino onorario di questo Comune, hanno fatto innalzare nei giardini pubblici una colonna di granito, vecchia di qualche millennio, che ricorda la storica battaglia.

DA QUESTA ROMANA TEANUM,

SCOLTA AVANZATA

DELL’ANTICA APULIA,

NELL’ANNO CCVII A.C.

IL CONSOLE CLAUDIO NERONE

VINDICE MOSSE

IN PRODIGIOSA MARCIA

DI SEI GIORNATE,

PER SCONF IGGERE AL METAURO

IL CARTAGINESE ASDRUBALE,

PERITO NELLA CRUENTA BATTAGLIA

CON SESSANTAMILA DEI SUOI.

PLACATI FURONO ALLORA

GLI SPIRITI

DEI CINQUANTAMILA ROMANI

IMMOLATOSI A CANNE IN DIFESA

DELLA CIVILTA’ ITALICA

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