La Riabilitazione

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LA RIABILITAZIONE

Il termine riabilitazione viene usato in contesti differenti per indicare il ritorno, il reingresso nella collettivita’ cosiddetta normale, di individui che, per qualsivoglia motivo di ordine psicologico, fisico, comportamentale sociale abbia perduto la capacita’ o il diritto di appartenere a detta collettivita’.

immagine7Promuovere la salute e riabilitare sono due tra le sfide piu’ interessanti dei nostri tempi. Per chiarire il senso della parola salute e’ opportuno far riferimento all’OMS(Organizzazione Mondiale della Sanita) che definisce come uno “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale, non come semplice assenza di malattia”.

Questo concetto, apparentemente banale e scontato, risulta di difficile concretizzazione in un sistema che solo da pochissimo tempo si affaccia a considerare l’uomo in una visione piu’ globale ,cercando, di svincolarsi da quella meramente settoriale ,segmentaria della tradizione .I significati stessi di salute e malattia sono stati modificati nel tempo in base all’evoluzione delle conoscenze scientifiche e alle modificazioni della societa e della sua “sensibilita’ ”.Dal momento che nessun significativo cambiamento puo’ aver luogo senza una rivoluzione culturale e che il comune frasario è indici attendibile del modo di sentire la societa,è rilevante notare che nel corso del tempo anche il nostro vocabolario si è modificato per far spazio ad altri termini, esplicitano le immagini8nuove conoscenze ed esigenze raggiunte.D’altra parte molte parole hanno subito il logorio dei tempi e/o si sono caricate di un significato dispregiativo. Spesso non vi è corrispondenza tra termini usati nella lingua parlata.In psichiatria, ad esempio ,il termine “imbecille2,che risalendo all’originaria etimologia latina. indicava “colui che é privo di bastone” e dunque malfermo sulle proprie gambe ,oggi è riferito ad uno stato di impoverimento dell’attivita’ intellettuale, dovuta a qualche deficit del Sistema Nervoso Centrale. Lo stesso dicasi per il termine “idiota” che ,usato oggi con un significato molto simile al precedente, in origine indicava colui che non rivestiva alcuna carica pubblica(nell’antica Grecia) e pertanto era incompetente .Un significato simile ha riguardato i significati nel tempo attribuiti ai concetti di malattia e normalita’,che sono tutt’oggi in continua evoluzione.

immagini9Esiste una interessante descrizione della disabilita’ che ha dominato l’immaginario collettivo nel corso della storia dell’Europa e che rimangono latenti ancora ai giornio nostri:i mostrae naturae,il peccatore,il buon selvaggio,il malato e il bambino.

Quella dei mosrae naturae era la visione dei disabili nell ’eta’ classica. Erano considerati mostri colpiti dalla rabbia degli dei e del fato. Per quelle societa’ la soppressione rimaneva la soluzione piu’ economica. E’ noto che a Sparta i bambini nati con malformazioni venissero abbandonati sul monte Taigeto dove venivano lasciati morire.

L’avvento del cristianesimo modifico’ profondamente la cultura e le rappresentazioni collettive.Durante tutto il medioevo, in Europa cambio anche la visione dei disabili, considerati da allora “figli del peccato. La sofferenza doveva essere vissuta come espiazione.

Il buon selvaggio era la percezione dei malati conseguente all’illuminismo,quando l’esaltazione della ragione porto’ ad un interessamento crescente alle cure fisiche della disabilita’, tralasciando quelle mistiche e magiche.

immagini10L’ingresso nell’epoca moderna, a partire dal 1800 , caratterizzata dalle scoperte tecnoòogiche e dall’industrializzazione, la distinzione fra persone normali e disabili si fa sempre piu’ precisa.Ogni tipo di disagio e di disabilita’ viene interpretata esclusivamente in una ottica biologica.La disabilita’ è accostata alla minaccia, la diversita’ è un pericolo per la societa’ da scongiurare relegandola nei manicomi,, negli ospedali e nelle carceri. La normalita’ diventa un idrale da perseguire anche attraverso la medicina e le istituzioni. La tendenza a medicalizzare tutto perdura ancora tutt’oggi portando ai margini le dimensioni economiche, sociali e culturali, che invece hanno (insieme all’aspetto fisico della disabilita’) un’importanza fondamentale nel definire la salute come condizione di benessere bio- psico-sociale).

Negli anni alla fine della seconda guerra mondiale a oggi,una nuova tendenza si è affermata nelle rappresentazioni dell’handicap: la considerazione della disabilita’ come una condizione di incapacita’ cui porre rimedio attraverso una protezione che conduca a un infantilizzazione cronica. Si fanno largo concetti come “farsi carico” e “prendersi cura”. Le situazioni piu’ gravi vengono gestite nella famiglia di origine o attraverso associazioni specifiche. Nella rappresentazione collettiva il disabile diventa un bambino da proteggere e curare .

immagini11Nella nuova classificazione dell’OMS il termine handicap viene definitivamente accantonato: l’emarginazione non è quindi una dimensione interiore , ma nasce da un fatto sociale ,dall’esistenza di precisi modelli culturali .Di conseguenza quello che prevale è un approccio centrato sulla prospettiva soggettiva : la salute deve essere considerata una condizione di benessere fisico e psicologico e valutata a partire dal contesto socio-culturale di appartenenza dell’individuo.

immagini12E’ chiare dunque che ogni intervento riabilitativo dovrebbe prevedere una stima piu’ oggettiva possibile del punto di partenza del soggetto nelle attivita’,capacita’, funzioni, fattori che coinvolgono il vissuto. La riabilitazione si avvale di strategie attuabili e di ampio respiro per la cura del soggetto riportante una o piu’ menomazioni, perche’ a costui sia data la possibilita’ di vivere meglio la propria condizione e di partecipare, secondo le proprie capacita’ alla vita sociale. Riabilitativo e’ qualunque intervento o insieme di interventi che tendono a diminuire o abolire gli svantaggi sociali di un handicap e le barriere edificate dalla comunita nei confronti di tale handicap. Ricordiamo che oggi i soggetti con disabilita ,in Italia, sono il 5% della popolazione totale di cui una elevata percentuale si trova nella fascia degli ultra sessantacinquenni. Le tipologie di disabilta’ sono le piu’ svariate: sensoriali, motorie, funzionali, ;e in piu’ di un terzo se ne’ riscontrano piu’ di una contemporaneamente. In questo panorama, “la riabilitazione è un metodo di trattamento che ha lo scopo fondamentale di attivare processi di cambiamento finalizzati ad attivare i poteri contrattuali di una persona”: togliere il soggetto dallo stato di emarginazione in cui si trova per effetto della sua menomazione, per inserirlo in una condizione occupazionale e sociale il piu’ possibile identica a quella degli altri soggetti. Cio’ prevede un cambiamento culturale per cui l’altro non è il “povero handicappato” che puo’ solo ricevere, ma un soggetto che ha dei bisogni e delle attitudini/ capacita’ che si esprimono in modo diverso, e non minore, rispetto a quello a cui siamo abituati.

A questo proposito l’intervento riabilitativo deve prevedere:

-a)un processo cooperativo multinterdisciplinare ;

-b)la formazione permanente degli operatori;

-c)la correttezza delle procedure diagnostiche-terapeutiche;

-d)la valutazione dei risultati delle cure;

-e)L’umanizzazione delle cure,

-f)il coinvolgimento del paziente nel processo decisionale e nella valutazione dell’iter terapeutico;

-g)il coinvolgimento della famiglia: essa è una dei primi elementi facilitanti o di barriera;

-h)la facilitazione del reinserimento sociale.

Le varie arie di intervento comprendono i minori, la scuola, gli anziani; il lavoro in team, supervisione e verifica; la riabilitazione neuropsicologica; la neuropsichiatria infantile; la riabilitazione fisica e motoria; la salute mentale. In sintesi l’obiettivo primario imprenscindibile della riabilitazione consiste quindi nel miglioramento della qualita della vita.

Franco la TORRE Terapista della Riabilitazione c/o Servizio Domiciliare
Fondazione Centri Riabilitazione Motoria Padre Pio San Paolo di Civitate

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