Quel giorno d’aprile che ti portai
con me sulla lambretta all’arenile,
il litorale che costeggiava il fiume,
fu allora, che smisi d’essere bambino.
La corsa sulla rena inumidita
con la risacca che mugge di lontano
e la camicia che sembrava un velo,
sul mio cuore che ti batteva in mano.
E tu, col vestitino di cotone
che non bastava più al tuo corpo di donna;
la camicetta bianca a fiorellini
sulla tua gonna blu plissettata.
Correvi sulla spiaggia, Dio che giornata!
Io ti guardavo da un oblò nel tempo
come ti guardo tutt’ora dal passato,
eri la prima rondine, non fu mai primavera.
Con sofferenza ricordo il tuo sorriso
il tuo profumo non l’ho mai scordato
rivedo il tuo viso ogni momento,
dentro quei cirri che danzano nel cielo,
Lontano un rumore di risacca
accompagna tutt’ora il mio presente,
da quel giorno sulla foce del Fortore,
é la tua voce smarrita dentro il vento.
A volte, seduto sulla soglia,
mentre guardo le nuvole nel cielo
il mio pensiero solleva via quel velo
e tu compari come una Morgana.
Ora non so chi sei, dov’è che vivi
Molto bella e nostalgica!
Un amore che sboccia…il primo
Carico di promesse e di speranze
Che si è perso nello scorrere della vita
Resta l’immagine d’una fata
mentre la realtà ci allontana!
grazie.
grazie. ma non é completa così come è pubblicata. Credo che gli spazi si siano divorati il finale.
https://www.youtube.com/watch?v=kLXZaZfBbjk
Non ne comprendo il motivo, ma nella versione pubblicata sopra la mia poesia é incompleta. Ecco questa è la versione integrale
Il primo amore
Quel giorno d’aprile che ti portai
con me sulla lambretta all’arenile,
il litorale che costeggiava il fiume,
fu allora, che smisi d’essere bambino.
La corsa sulla rena inumidita
dalla risacca che mugge di lontano
con la camicia che sembrava un velo
sul mio cuore che ti batteva in mano.
E tu, col vestitino di cotone
che non bastava più al tuo corpo di donna;
la camicetta bianca a fiorellini
sulla tua gonna blu plissettata.
Correvi sulla spiaggia, Dio che giornata!
Io ti guardavo da un oblò nel tempo
come ti guardo tutt’ora dal passato,
eri la prima rondine, non fu mai primavera.
Con sofferenza ricordo il tuo sorriso
il tuo profumo non l’ho mai scordato
rivedo il tuo viso ogni momento,
dentro quei cirri che danzano nel cielo,
Lontano un rumore di risacca
accompagna tutt’ora il mio presente,
da quel giorno sulla foce del Fortore,
é la tua voce smarrita dentro il vento.
A volte, seduto sulla soglia,
mentre guardo le nuvole nel cielo
il mio pensiero solleva via quel velo
e tu compari come una Morgana.
Ora non so chi sei, dov’è che vivi
non so chi è che tiene la tua mano,
so solo che se ti penso arrivi
con il fiatone, corri da lontano.
Non porti più la camicetta a fiori
la gonna plissettata un po’ disfatta
non l’avrai messa più, ormai da un pezzo
forse da quando io lasciai la mia lambretta.
Sta lì in garage come fosse in attesa
che qualche cosa la riporti in vita
forse una gita, lungo un arenile,
che torni una rondine, con un nuovo aprile.