Care amiche e cari amici,
sono molto felice di iniziare il 2025 pubblicando l’articolo che il neomaggiorenne Paolo Messinese ha scritto a seguito della cerimonia del Battesimo Civico tenutasi martedì 17 dicembre 2024. Con un linguaggio fresco e attuale, il giovane Paolo esprime le sue impressioni e quelle degli altri 68 neomaggiorenni, esplorando temi importanti come: il significato della cittadinanza attiva, la responsabilità sociale, l’importanza dei sogni e delle aspirazioni personali, il valore della comunità e della solidarietà. L’articolo si rivela particolarmente prezioso per comprendere la prospettiva delle nuove generazioni sul concetto di cittadinanza e sul loro approccio alle sfide e alle opportunità che l’età adulta porta con sé.
Sogni e responsabilità: il primo passo per essere cittadini
di Paolo Messinese, 18 anni
Entrare ufficialmente nell’età adulta non è solo un cambio di numeri sulla carta d’identità. È il momento in cui iniziamo a guardare il mondo da un’altra prospettiva, consapevoli di avere finalmente voce in capitolo, ma anche il dovere di usarla con responsabilità. Il Battesimo Civico che abbiamo vissuto è stato un momento che ci ha fatto fermare e riflettere, non solo su ciò che stiamo per conquistare, ma su quello che siamo chiamati a dare.
Entrando nella sala, si respirava un’aria particolare: un misto di attesa e curiosità. Non era solo una cerimonia formale, lo si capiva da subito. Le parole del sindaco, dell’assessore e degli altri intervenuti avevano un filo conduttore che si intrecciava con il nostro percorso: quello di una comunità che ci accoglie e ci chiede di essere parte attiva del suo futuro. Ci chiede di essere qualcuno. Ci chiede di essere prima rami, dove far sbocciare fiori, e poi radici, dove custodire e nutrire ciò che abbiamo costruito. Un messaggio chiaro e potente: non basta crescere, bisogna anche far crescere ciò che ci circonda, rendendo ogni gesto parte di un disegno più grande.
Mentre ascoltavo, mi sono chiesto: cosa significa, davvero, essere adulti? Non è una questione di diritti o doveri, ma di consapevolezza. La consapevolezza che le nostre scelte – anche quelle più piccole – lasciano un segno. Ed è stata proprio questa idea a emergere dalle riflessioni che condividevamo tra noi ragazzi e ragazze, scambiando impressioni mentre la cerimonia andava avanti.
Alcuni erano colpiti dal richiamo al valore della solidarietà, come quello delle associazioni locali che ci hanno ricordato che donare – che sia sangue, tempo o energie – può cambiare vite. È stata una di quelle verità semplici ma potenti, che ti costringono a guardarti dentro. Qualcuno, sottovoce, ha osservato quanto fosse sorprendente che un gesto così semplice potesse generare un impatto tanto grande.
Ma il pensiero più forte che rimbalzava tra di noi era legato ai sogni. L’invito a non smettere di sognare, fatto dall’onorevole Lovecchio, non è caduto nel vuoto. In fondo, è quello che vogliamo tutti: sognare in grande. Ma c’era anche una riflessione che aleggiava: quanto coraggio serve per trasformare un sogno in realtà? È facile desiderare, più difficile iniziare. Perché quel primo passo fa paura, ed è proprio lì che l’affacciarsi nel futuro fa paura.
Infine, il momento che ancora oggi porto nel cuore e per cui provo profonda gratitudine: quando ho avuto l’occasione di raccontare il mio percorso con il mio primo romanzo. Parlare di arte davanti ai miei coetanei e a una sala piena è stato emozionante, ma anche un’occasione per condividere ciò che ho imparato. Scrivere per me è stato un modo di trovare la mia voce, di affrontare il mondo con occhi nuovi e di cercare un significato nelle cose. E mentre parlavo, vedevo nei loro occhi qualcosa di familiare: la voglia di trovare anche loro la propria strada, il proprio modo di esprimersi e lasciare un segno.
Uscendo dalla sala, il silenzio tra noi ragazzi era carico di pensieri. Per molti di noi, era la prima volta che sentivamo davvero il peso – e la bellezza – di essere parte di una comunità. Qualcuno rifletteva su come piccoli gesti possano cambiare non solo la vita degli altri, ma anche la propria. Non siamo usciti solo con un certificato simbolico in mano: ci siamo portati via la consapevolezza che questo passaggio non è solo un momento da celebrare, ma l’inizio di qualcosa di più grande. La maggiore età non è la fine di un percorso, è un foglio bianco che aspetta di essere scritto. Essere cittadini significa sognare, sì, ma anche agire. Significa sapere che ogni piccolo gesto conta e che ognuno di noi può fare la differenza. Forse è proprio questo il messaggio più importante che ci portiamo a casa: la maggiore età non è solo un traguardo. È una porta che si apre su un futuro tutto da costruire, in cui sta a noi decidere cosa raccontare, quali sogni inseguire e soprattutto quali responsabilità prenderci. Sta a noi decidere come aprire quella porta… e da che lato attraversarla.