Ricordando Antonio Luigi Grimaldi a un anno dalla sua scomparsa

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Si dice spesso che le persone che hanno fatto parte della nostra vita e non sono più tra noi continueranno a farne parte fino a quando non le raggiungeremo. Ed è proprio vero. Il solo pensiero che quella persona stia vegliando su di noi come un angelo custode può renderci più sereni, aiutandoci ad affrontare i piccoli e grandi impegni quotidiani.

Oggi, 9 marzo 2020, a un anno dalla sua scomparsa, un pensiero particolare va a mio padre, Antonio Luigi Grimaldi, cittadino onorario di San Paolo di Civitate, ex Sindaco, medico, poeta e nobile cuore.
Tutti ricordiamo – i suoi pazienti, i concittadini sanpaolesi, gli amici Lions, la sua famiglia – quanto fosse limpido e sincero il suo sorriso e quanto rassicuranti e di sprone fossero le sue parole. Parole illuminanti che, con passione e coerenza, richiamavano tutti e ciascuno alle proprie responsabilità, ad agire con onestà, nobiltà e umanità.
Antonio Luigi è stato un uomo dalla lunga vita, volta tutta nel segno della sua professione medica, della giustizia morale e dell’onestà intellettuale. Grazie ai suoi insegnamenti, abbiamo affrontato tante sfide. È stato per tutti noi un punto di riferimento e, ancora oggi, le sue parole e le sue riflessioni ci sono d’aiuto per comprendere il presente, perché, come amava ripetere, lo scopo della vita è trasmettere le idee, lasciare un segno tangibile del proprio passaggio terreno, un’eredità morale per il futuro.
A un anno dalla sua scomparsa, vorrei ricordare Antonio Luigi con la poesia da lui dedicata a Marco Tullio Cicerone, e contenuta nella silloge Fior da fiori. Raccolta poetica (2015). La poesia dà voce al filosofo, politico e oratore romano, nel giorno della sua tragica morte, avvenuta il 7 dicembre del 43 a.C., per mano dei sicari mandati dal triumviro Marco Antonio, suo nemico politico.
Ho scelto questa poesia perché penso che, attraverso la figura di Cicerone, possiamo scorgere tutta l’umanità e la forza morale di Antonio Luigi, un uomo che ha sempre agito con elevato senso di giustizia e grande capacità di parlare al cuore di tutti noi.

E oggi, a un anno dalla sua scomparsa, Antonio Luigi resta vivo nel ricordo di chi lo conobbe.

“Ante diem septimum idus decembres septingentesimo decimo ab urbe condita”

Dense nuvole
s’alzano dal mare,
impetuose oscurano il cielo.
Avanzano verso la terra
flagellata, frustata
dall’aspro vento.
Frangono
impulsive
le onde schiumanti
sulle rocce.
Impetuose
le gocce scroscianti
gridano sulla battigia invasa.
Attorno non vedo vita
non scorgo rifugio
ove celare le membra spossate,
lo spirito afflitto
dall’infausto procelloso tempo.
La lettiga
percossa dalla pioggia
traballa, s’inceppa, s’affossa
nel faticoso e tormentato cammino.
E nell’incedere piango le rive e i porti,
e le pianure, dove fu Roma.
Esule sono portato al largo,
e grande è il tormento dell’animo mio
nel cercare la salvezza
in questi mutevoli e instabili esilî.
Formia
m’appare sempre più lontana.
Tirone è assente
nascosto a Roma
trascrive le orazioni
contro Verre, Catilina, Clodio, Antonio.
La vita mi sfugge
e so che questo è il mio destino.
Chi ricorderà le mie parole,
quando tuonanti nel Senato
colpivano, sferzavano l’aria di Roma?
Chi curerà le mie mani
che come prua di barca
fendevano la pagina
alla ricerca della verità, della giustizia?
Quali senatori
potrò ancora ammaliare, convincere, annichilire?
Ora sono solo,
prigioniero della mia eloquenza
e a nulla vale il coraggio dei miei fedeli schiavi.
Morirò!
Sento il nitrire di cavalli
l’aria ancora più s’oscura.
Riconosco le odiate insegne
dei prezzolati scherani di Antonio.
Un freddo brivido
mi scuote le membra
il sangue si gela per lo sgomento.
Con la voce indebolita
dai molti pensieri dell’animo
ordino agli schiavi di scappare,
di salvarsi la vita,
di tornare a Roma
e raccontare la mia stoica morte.
Ecco, vedo la spada mortale
roteare ferrosa nell’aria grigia.
Impavido, sporgo il capo al vento
e grido il mio amore per Roma repubblicana.
Senza indugio alcuno
la lama affonda brutale tra le ossa,
poi le mani colpisce di netto.
Un uomo può vivere a lungo,
ma quel giorno ad Astura
io divenni immortale
sotto il pianto degli dei.
(Antonio Luigi Grimaldi, Fior da Fiori. Raccolta poetica, 2015)

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