Mi è stato chiesto di scrivere qualcosa sul mio paese , un borgo della Puglia così piccolo che, ogni volta che sono su un aereo , ricerco nelle cartine geografiche, ma sfortunatamente non riesco mai a trovare : “San Pavl” paese a cui sono legata dalla nascita e il cui richiamo è per me così grande e forte , da farmi fare (tuttora) pazzie , pur di ritornarci appena mi è possibile…
Sono nata agli inizi degli anni 60 in una grande casa nel cuore del centro storico, proprio “mezz’ a chiazz”! una casa ereditata da mia nonna ( Donna Laura .. di origini nobili) , divisa poi tra i figli , tra cui mia madre . Una grande casa dagli ambienti comunicanti e dalle porte sempre aperte mi ha permesso di vivere tutta la mia infanzia e la mia adolescenza praticamente in simbiosi con i miei nonni a cui ero attaccatissima e da cui ho avuto l’imprinting per diventare la persona che sono oggi.
Mi ricordo d’inverno era bellissimo, far colazione davanti al loro enorme camino che scaldava tutta la
cucina , lasciarvi i vestiti appesi davanti per farli scaldare e sentire il profumo dei pomodori e dei meloni appesi sulla soffitta le cui travi , altissime, erano “a vista” .. se poi fuori nevicava ( evento alquanto inconsueto ma poteva succedere ) , era una grande festa perché si poteva mangiare la neve con il mosto cotto mentre tutto il paese d’incanto si fermava come quasi a godere di quello spettacolo che , seppur freddo , scaldava così tanto i nostri cuori apportando tanta allegria!
Mi ritornano nitidi i ricordi dei giochi in strada , le risate , le urla , le corse , le marachelle e non solo d’inverno .. Come quando , assieme alle mie amiche del cuore, Elena e Soccorsa, mentre portavamo in regalo le ciliegie alle suore tedesche che ci insegnavano a suonare il piano, proprio in piazza trovammo così tanti soldi come non ne avevamo mai visti , 9000 lire tutte da mille , raccolte in un fazzoletto , il tipico portafoglio maschile dei vecchi di allora! Ce le dividemmo scrupolosamente, con la promessa che non avremmo fatto parola con i nostri genitori perchè avremmo speso tutto sulle giostre per la festa di S.Antonio .. la festa più grande e più bella che avessimo e che era imminente!
Poi una di noi parlò e , come da copione, i nostri sogni svanirono ..
Mio padre aveva una macelleria e io, bambina, lo aiutavo tutti i sabati pomeriggio per “cambiare i soldi” , giravo con la mia bicicletta , un cappellino colorato in testa fatto a mano e diecimila lire “intere” in tasca , da riportare indietro in pezzi da mille o da 500 lire .. Se chiudo gli occhi mi rivedo ancora correre su quella bicicletta per le varie stradine, il vento in faccia , il sudore sulla pelle, le donne sedute fuori dalla porta , la gente in strada , i cani .. i miei non avevano paura , mi dicevano soltanto di fare attenzione ad attraversare la piazza perché là passava la “Nazionale” e si rischiava di essere investiti!!!
Conoscevo tutti e se qualcuno era nuovo , con la mia bella faccia tosta, ero solita presentarmi come “ a nipot u scazzusill “ il soprannome dato molti anni prima a mio nonno per via del suo cane che aveva sempre gli occhi sporchi. Grazie ai soprannomi si poteva facilmente risalire ai capostipiti e magari rispolverare gradi di parentele andate disperse ..
Con mio nonno , integerrimo ex finanziere, combattente e medaglia d’oro della 15-18, ero solita andare a far la spesa al mercato del lunedì , il giorno in cui , a sua detta, si poteva trovare la frutta , la verdura e il pesce migliori , indiscutibilmente freschi e indubbiamente buoni. Fare la spesa per noi due era un divertimento più che un dovere, si faceva sempre lo stesso percorso , prima sempre le bancarelle delle verdure all’esterno del mercato, poi quelle della frutta e pesce all’interno. Infine , se avanzavano soldi, si passava dalla bancarella delle olive, la mia preferita! Quando si tornava a casa eravamo sempre un po’ timorosi nel passare l’ispezione della nonna che aveva sempre qualcosa da ridire…
Sembrano passati anni luce da come faccio la spesa oggi , sempre ossessionata dal tempo che non ho e impacciatissima con i vari imballaggi ingombranti, utilizzati sempre di più per far aumentare le vendite!!!
Mio nonno è stata una presenza importante anche durante la mia adolescenza , quando avevo il primo fidanzatino . Mi controllava ogni volta che uscivo e se sparivo dalla piazza , dove lui , come la maggior parte dei vecchi del paese, era solito sedersi con i suoi amici , anche solo per 15 minuti .. il tempo di prendere il gelato in uno degli unici tre bar che capitanavano la piazza (Busckitt , Totonn e Elio), allora lui partiva subito in perlustrazione e quando mi trovava mi faceva una bella predica incurante di tutti! Io lì per lì mi arrabbiavo , ma poi capivo , era la sua maniera di volermi bene.
La piazza era il posto fisso dove poterlo trovare quando non era a casa perché per era il centro diffusione notizie del paese ; punto di partenze e di arrivi , di incontri , di appuntamenti , di giochi , di manifesti funerari .. è sempre la piazza quello che mi viene subito in mente ogni volta che penso a San Paolo, quanti ricordi! Sono il bagaglio più bello che mi porto dentro in qualunque parte del mondo io mi trovi , scolpita nella memoria come simbolo di un tempo che per me non c’è più , importante come il primo amore che non si scorda mai ..
La grande fontana nel centro dove andavamo a dondolare nelle prime ore dei caldi pomeriggi estivi , gli immensi e bellissimi alberi, pini secolari dalle chiome folte e verdi , il palco dell’orchestra e l’illuminazione che ci lasciava attoniti nei giorni di festa, i comizi nei periodi elettorali con i bambini che si scambiavano i volantini come volessero raccogliere figurine , l’incontro tra Gesù morto e Maria a conclusione della processione del venerdì santo.
Mi accorgo che più rivado indietro con la memoria evocando questo luogo , più esso mi appare ricco di una umanità di vita , ahimè oggi quasi del tutto perduta, e questo mi reca sconforto e dispiacere .
La piazza della mia adolescenza era anche l’unica fermata per gli autobus della SILA che ci portavano a scuola nei paesi vicini, già, il nostro paese era cosi piccolo da non avere (ancora oggi credo) nessuna scuola superiore!!!
Se chiudo gli occhi , mi rivedo davanti alla chiesa Madre, sento i rintocchi delle campane consumate battere le sette e 15, e io ad aspettare i mei due unici compagni per prendere l’autobus e andare a scuola ..
Il sagrato della chiesa fatto di enormi mattonelle lucide di marmo color avorio sulle cui scale si raccoglievano il pomeriggio i ragazzi per raccontarsi delle varie avventure/disavventure , per fumare di nascosto le prime sigarette ; il sagrato dove alla fine della messa della domenica , le signore impeccabilmente vestite e ingioiellate , si radunavano per spettegolare. Le sentivi “come ti sta bene questo cappottino” , la maniera fine per farti sentire da schifo! Oppure “lo sai cosa è successo alla povera comare ..” con gli occhi luccicanti a significare , io l’avevo avvertita ma non mi ha dato ascolto ..
Quanto mi manca la mia piazza , quanto mi mancano i suoi odori e sapori , il profumo delizioso e irresistibile delle paste fresche appena sfornate da Elio (uno dei tre bar).. le enormi ceste di pane consegnato a “Teresa” (un piccolissimo negozio alimentare proprio di fronte alla chiesa) da “Funzin”
(uno dei due mitici fornai locali) ! Che bella la mia piazza, per sempre legata ad un tempo che fù, sedimentato nella mia anima che mi ha insegnato valori e stile di vita profondi. Una piazza che sicuramente oggi non è più cosi .. e che , mi auguro, da storia , non diventi presto legenda!