Alziamo il sipario
dott. Matteo Cilla
Invitato dalla DeSaleo a fornire collaborazione per la redazione di un giornale locale, ho prontamente accettato per due semplici motivi:
-
si presentava l’occasione per fare qualcosa per il mio paese (dal quale sono lontano da circa cinquant’anni ma che non ho mai dimenticato);
-
mi veniva affidato un compito che fa parte della mia quotidianità (scrivere e commentare poesie e/o articoli).
In seguito, la collaborazione mi è stata chiesta per l’intera pagina riservata ai contenuti culturali del giornale. Ho accettato.
Una precisazione, però, mi sembra onesta e doverosa: il sottoscritto s’impegna a fornire un approccio culturale “semplice”, frutto di un “sapere comune e accessibile”, scevro da sovrabbondanza dottrinaria e nozionistica.
In definitiva – e, credetemi, la falsa modestia non c’entra – non mi sento né dotto né tuttologo; la mia ricchezza è costituita dai tanti dubbi che metto volentieri a disposizione, nella speranza di aprire con i lettori un confronto sereno, libero da preconcetti.
Dopo questa necessaria premessa, ritengo doveroso presentarmi.
Sono Matteo Cilla, vivo a Termoli, sessantasei anni, coniugato, tre figli, quattro nipoti.
Amo definirmi sampaolese doc (perché sono nato a S. Paolo, dove ho vissuto fino a diciotto anni, e dove – il più tardi possibile – verrò a riposare nella tomba di famiglia) ma non verace (giacché contatti e frequentazioni col mio paese sono stati sempre estremamente rari).
I ricordi della mia infanzia a S. Paolo costituiscono un prezioso bagaglio dal quale non amo staccarmi, tanto che, in questi lunghi anni di lontananza, ho continuato a generare pensieri in vernacolo che, tradotti, sfoggiavano bellezza culturale in lingua italiana o, più frequentemente, in prosa e in poesia.
Il riferimento alla prosa e alla poesia non è casuale, poiché da molti anni, e quasi a tempo pieno, ad esse mi dedico; non so con quali risultati, ma certamente con un’ampia produzione di pubblicazioni.
Ho un ottimo ricordo/rapporto con la gente sampaolese, mentre non sempre ho notato adeguato fermento culturale in paese; anche se – quando, oltre un decennio fa, ho presentato un mio romanzo a San Paolo – ho trovato un piacevole riscontro partecipativo e un interesse emozionante. In seguito, una miope amministrazione non ha saputo favorire le presentazioni dei romanzi successivi.
Volutamente non ho fatto riferimento né a titoli accademici (lauree e successivi master) né al curriculum professionale e letterario, giacché, attraverso il giornale locale, cercherò di prediligere e favorire i rapporti umani con i miei compaesani, nella speranza di dare parziale compensazione al vuoto della lontananza.
A conclusione di questo breve intervento (premessa/presentazione), voglio proporre una riflessione che ha l’unico scopo di non lasciare “nel vago” la pagina culturale di questo numero uno del giornale.
La Cultura, per definizione, è “il complesso delle conoscenze intellettuali e delle nozioni che contribuisce alla formazione della personalità”; si capisce allora il perché, in premessa, mi sono detto “poco adeguato” per un compito così importante.
Se invece – come mi auguro – aspiriamo a un sereno confronto, troveremo reciproco arricchimento e potremo rifuggire dal pericolo del culturalismo, che è “l’ostentazione della cultura, ossia l’eccessiva presenza di motivi eruditi in un’opera d’arte”.
Col numero due del giornale, inizierò a presentare articoli e proporre riflessioni su argomenti specifici.
Nell’augurare buon lavoro ai membri della Redazione e buona lettura a tutti, vi saluto con affetto e spero che vogliate essere indulgenti con un compaesano che vuole rivivere, tramite voi, le emozioni delle proprie origini.
Matteo Cilla
Termoli, 6 novembre ’15